L'ARPA


L’ arpa è uno strumento che vanta origini antichissime: era infatti conosciuto dagli Assiri-Babilonesi e dagli Egizi, ed era probabilmente in uso fra gli ebrei come pare di intendere anche dalla Bibbia nella famosa “a. di David”; fu invece ignorata o negletta dalla civiltà greca e romana, che coltivò la lira e la cetra. Riapparve nel sec. VI presso i popoli nordici, in particolare presso gli anglosassoni e gli irlandesi, che godettero fama di eccellenti suonatori e usarono vari tipi di arpa. Diffusosi poi in tutta Europa, venne immessa per la prima volta nell’orchestra da Monteverdi nell’ “Orfeo” (1607). Nel corso dei secoli ha ovviamente subito numerose trasformazioni, ma il principio base è rimasto sempre lo stesso: le sue corde non vengono accorciate dall’intervento delle dita (come nel caso degli “archi”), per cui ciascuna può di regola emettere un solo suono. Solo nel corso dell’ Ottocento è stata dotata di sette pedali in grado di innalzare e di abbassare di un semitono ciascuno dei sette suoni della scala. In tal modo l’arpa, che in precedenza era uno strumento essenzialmente “diatonico” (in grado cioè di suonare solo scale di sette suoni), è così divenuto uno strumento “cromatico” (in grado quindi di suonare tutti e 12 i suoni della scala). Attualmente l’arpa ha in genere 47 corde (un estensione quindi di quasi sette ottave), alcune delle quali, per essere meglio riconosciute dall’esecutore, sono colorate: i Do in rosso e i Fa in blu. L’arpa ha trovato sempre più largo impiego nell’orchestra moderna in virtù delle sue delicate peculiarità timbriche.