STORIA DELLA BANDA MODERNA

di Angelo De Paola

La nascita della banda moderna va ricercata in ambito militare, in particolar modo quello tedesco e francese della prima metà del XVII secolo, che ne fu la culla. Certo, tutti gli eserciti d’Europa avevano piccole bande formate da strumenti a fiato e percussioni di vario genere, ma in Germania all’epoca della Guerra dei Trent’anni (1618-1648), in cui furono coinvolte le maggiori potenze dell’Europa Continentale, i Dragoni della Guardia Brandeburghese erano dotati di un gruppo strumentale a fiato che deve essere considerato l’archetipo della banda moderna. Questo perché, gli strumenti rappresentati, tutti doppie ance, erano pifferi (in questo caso cialamelli popolari), bombarde e fagotti, ovvero gli stessi strumenti che da lì a poco, e per mezzo secolo, saranno fatti propri dagli eserciti europei. Il primo ad adottare questa combinazione strumentale fu l’esercito francese, cambiando i cialamelli con i moderni oboi ed abbandonando le bombarde destinate ormai a scomparire dalla scena strumentale. In seguito anche i tedeschi abbandoneranno i vecchi pifferi a favore degli oboi barocchi. Alla fine del XVII secolo, quindi, le bande militari erano prevalentemente formate da oboi e fagotti, anche se, all’interno di uno stesso esercito, convivevano diverse altre combinazioni strumentali. Il termine per definire questo nuovo organico militare, che a volte registrava anche l’uso di tamburi, era di “obboisti”, difatti la locuzione banda, nell’accezione moderna del suo significato, non era ancora ben codificata.
Fuori dell’ambito strettamente militare anche la banda di oboi e fagotti veniva riconosciuta con lo stesso nome, anche se il termine “obboisti” non era l’unico ad identificare gruppi di strumenti a fiato e percussioni a servizio della collettività. Così, fra quelli più usati, con “Trombetti” si definivano gruppi di cornetti, trombe, tromboni e anche percussioni, mentre il termine ‘Pifferi’ indicava gruppi strumentali formati prevalentemente da cialamelli, bombarde e fagotti. Con il XVIII secolo e la costituzione di molte confraternite, queste bande si strutturano in modo più specifico, mentre le bande occasionali, formate da svariati altri strumenti combinati liberamente fra loro, incominciavano a perdere quel ruolo principale che avevano avuto in passato. Queste bande, in genere, erano formate da pochi elementi con strumenti abbastanza rudimentali ed un repertorio costituito con musiche che si tramandavano a memoria. In ambito militare, invece, oltre ad una maggior definizione organologica, si assisteva alla nascita di un vero e proprio repertorio bandistico fatto di musiche originali ad uso militare. A cavallo dei secoli XVII e XVIII accade un fatto nuovo: nel gruppo degli “obboisti” vi è sempre più frequente l’uso dei corni, in genere una coppia. La banda con questo organico, identificata ancora con il termine “obboisti” sarà quella che caratterizzerà la prima metà del secolo XVIII. È proprio in questo periodo che, in Italia, il termine banda acquista il significato odierno affiancando quello di “obboisti”. Il numero degli strumenti si aggirava intorno agli otto elementi: in pratica quattro oboi, due corni e due fagotti. Man mano che ci si avvicina alla metà del secolo XVIII, all’interno di questo gruppo, si registra l’uso del clarinetto destinato pian piano a sostituire l’oboe sia nella quantità che nell’importanza all’interno del gruppo. Dalla seconda metà del secolo XVIII la banda cresce nel numero e nella varietà degli strumenti. Entrano a far parte anche le trombe ed i flauti così come gli strumenti della musica turca, in pratica: piatti, triangoli, cappelletti e grancassa. La banda così composta delinea ormai quella fisionomia organologica che a fine secolo troverà, nel periodo e nel contesto della Rivoluzione francese, quell’ impulso che la proietterà in modo indelebile verso la nostra contemporaneità.
Per la banda, gli anni della Rivoluzione Francese costituiscono quella fucina dove si forgia e si modella il nostro contemporaneo organico. In questo periodo, infatti, non solo si assiste al consolidamento degli strumenti, che durante il corso del XVIII secolo si erano aggiunti al gruppo di oboi e fagotti (corni, clarinetti, trombe, flauti e la musica turca), ma soprattutto si assiste ad una continua sperimentazione di nuove combinazioni strumentali. Queste, orientate verso un maggiore bilanciamento ed equilibrio delle sonorità, deter-mineranno l’inserimento di nuovi strumenti, quali: ottavini, tromboni e serpentoni. Si assiste, per la prima volta, ad un interesse particolare rivolto soprattutto alla strumentazione e all’orchestrazione.
Ecco ad esempio come si presentava la partitura dell’Hymne du Panthéon per coro maschile e banda (1794) di Luigi Cherubini:

Flauti ed ottavini I - II
Fagotti I - II
Clarinetti in Do I - II
Corni in Fa a due parti
Trombe in Do a due parti
Tromboni contralto, tenore e basso
Coro
Serpentoni
Timpani
Tam-Tam e Grancassa

Questo fu dovuto anche al progresso tecnico che in quegli anni interessava tutti gli strumenti con la conseguente crescita e diffusione a stampa di relativi metodi didattici. A questi si aggiungeva un’enorme quantità di sinfonie, odi, marce, can-zoni ed inni che trovavano nella banda un veicolo immediato e diretto nel diffondere quella che veniva sentita come la musica “nuova”. Al di là di questi aspetti tecnici, il periodo della Rivoluzione Francese costituisce una circostanza nella quale la banda, soprattutto da parte di numerosi compositori francesi (Cherubini, Méhul, Jadin, Gossec, Catel, ecc.), riceve una attenzione del tutto particolare. Essa stessa assume, in questo evento politico, un ruolo fondamentale, non solo per il supporto musicale offerto agli spettacoli celebrativi nelle piazze, ma soprattutto come strumento di coesione sociale. Né va sottovalutata l’influenza che le grandi masse strumentali, spesso unite al coro, avranno sulla musica di numerosi importanti compositori dell’Ottocento.
In questi anni va anche ricordata la nascita, per merito di Bernard Sarrette, della banda della Garde Nationale de Paris. Da li a qualche anno questa banda darà vita, prima all’ Istituto Nazionale di Musica di Parigi, che forniva più di quattrocento allievi per le bande dei corpi delle armate, poi al Conservatorio di Musica di Parigi, diretto fino al 1814 dallo stesso Sarrette. Il Conservatorio era formato da 105 professori impiegati tanto nell’esecuzione delle celebrazioni delle feste patriottiche, quanto all’insegnamento di tutte le materie musicali riguardanti i fiati.
La pianta organica dei professori, nei giorni dei grandi concerti o festivals nazionali, era così composta:

5 compositeurs dirigeant l’exécution
1 chef d’orchestre exécutant
30 clarinettes
10 flûtes
6 premiers cors
6 seconds cors
18 bassons
8 serpents
3 trombones
4 trompettes
2 tuboe corvæ
2 buccins
2 tibaliers
2 cymbaliers
2 tambours
2 triangles
2 grosse caisses
10 musicians non exécutants, employés à diriger les élèves chanteurs ou exécutants dans les fêtes publiques

Tutti i giorni, inoltre, il Conservatorio doveva fornire una banda per il servizio della Guardia Nazionale presso il Corpo legislativo. La banda era formata da 32 elementi, divisi in due corpi, ognuno formato da:

6 clarinettes
1 flûtes
2 cors
1 trompette
3 bassons
1 serpent
1 cymbalier
1 grosse caisse

Gli eventi maturati nel clima della Rivoluzione foggiano la nuova identità organologica della banda, la stessa che pian piano sarà adottata dagli eserciti europei che si affacciano al nuovo secolo.

(fonte: bigbanda #9)