CARLO PIROLA E LA SITUAZIONE DELLE BANDE ITALIANE
di Roberta Campanelli (articolo tratto dalla rivista "i Fiati" - maggio/giugno 2000)
Carlo Pirola:
E' titolare
della cattedra di Strumentazione per Banda al Conservatorio "G. Verdi' di
Milano. Ha tenuto corsi di direzione e composizione bandistica alla Civica
Scuola di Musica di Milano e svolge incontri di aggiornamento per maestri
direttori con complessi amatoriali e professionali.
E' risultato vincitore di numerosi concorsi nazionali e internazionali di
composizione originale per banda (i più recenti: 1° Premio al Concorso
internazionale di Corciano-Perugia nel 1997, 1° Premio Famiglia Busi-Amber di
Bologna, 1° Premio al Concorso Internazionale di Basilea Cism-de Haske nel
1998, 1° Premio al Concorso lsidoro Capitanio di Brescia nel 1999 e
recentemente 1° Premio al Concorso Internazionale 2000 promosso dalla
Confédération Musicale de France-Parigi - per una composizione originale per
coro e banda.)
Ha presenziato nelle giurie di diversi concorsi di classificazione provinciale
e regionale, di carattere nazionale ed internazionale.
E' iscritto alla Wasbe sezione italiana.
Dal 1999 fa parte, insieme a Marco Bazzoli, della direzione artistica dei
Concorso Internazionale Bandistico "Flicorno d'oro" di Riva del Garda.
Al Conservatorio di Milano avete formato un'orchestra di fiati. Perché e come nasce questa idea?
L'idea di sperimentare questo modo di fare musica è nata a Marco Tamanini che,
in altri conservatori italiani, aveva già attuato questo tipo di
sperimentazione. Perché nasce una orchestra di fiati all'interno di un
conservatorio?
La risposta è semplice: i ragazzi che studiano strumenti a fiato al
conservatorio, escludendo quelli che entrano a far parte dell'organico
dell'orchestra che si forma all'interno della scuola, non hanno molte
possibilità di suonare insieme. Offrire a questi strumentisti l'occasione di
lavorare in un ensemble di fiati e di farsi un po' di esperienza ci è sembrata
una buona scelta didattica, anche perché aiuta a diffondere il repertorio
originale per banda che, nonostante non sia molto pubblicizzato, esiste.
Parliamo della situazione delle bande in Italia e del repertorio...
La catalogazione delle bande e dei maestri è un lavoro urgente da fare in
Italia.
Spesso accade che sul podio della banda venga messo il primo clarinetto, che
diventa automaticamente il direttore.
All'estero, e cito per esempio la Svizzera, il maestro di prima categoria è
quello che ha fatto numerosi esami per arrivare a dirigere la prima categoria,
in questo modo il direttore cresce con la propria banda. Successivamente, se
si presenta a un concorso e ottiene un punteggio alto, potrà passare alla
categoria superiore.
Questo è un sistema intelligente che secondo me dovrebbe e potrebbe essere
adottato anche in Italia. In Italia la tradizione bandistica è molto
sviluppata e parte della sua particolarità è data dallo sviluppo differente a
seconda dei diversi luoghi geografici.
Nel meridione, infatti, si è più legati al classico repertorio per banda che
generalmente privilegia le trascrizioni di musica lirico-sinfonica. Al centro
e al nord, invece, si getta un occhio alle influenze d'oltralpe e la banda
viene gestita sfruttata e strutturata secondo questi nuovi input.
Penso che prima o poi in Italia ci si dovrà adattare a un repertorio per banda
che personalmente reputo più leggero, più trasparente, più incisivo e
coloristico rispetto a quello tradizionale legato alle trascrizioni. Chi
assiste a un concerto della banda che suona pezzi originali ha l'impressione
di sentire una grande orchestra; se la banda esegue il repertorio classico
l'impressione è quella di una grande banda che imita un'orchestra.
Se si eseguono brani ben scritti, per gruppo di fiati, si ascolterà un
prodotto più pulito, più chiaro nelle linee. Un oboe, un fagotto, verranno
percepiti nella loro giusta estensione, si ascolteranno nella totalità dei
loro potenziale timbrico ed espressivo, perché la frase musicale viene scritta
proprio per quello strumento e non trascritta. La Wasbe, nel '97, ha
pubblicato la prima lista di brani originali per banda divisa per categorie:
eccellenza, prima, seconda e terza. Nel 2000 entrerà un'altra categoria
superiore e la categoria delle bande giovanili con un proprio repertorio. Il
repertorio originale per banda non è quello che si è abituati a sentire
tradizionalmente.
Qual è, invece, la caratteristica di questi nuovi organici?
Innanzi tutto meno raddoppi e meno impasti: ciò permette di sentire diversi colori di carattere sinfonico: i clarinetti, che non suonano più insieme ai flicorni, si sentiranno nelle estensioni a loro congeniali e non in registri ostici come accade nelle trascrizioni, e faccio solamente un esempio. In definitiva in queste strumentazioni vengono fuori i colori.
Ci sono giovani compositori che cominciano a scrivere per questi organici?
Questo è un tasto un po' dolente, perché i compositori ci sono, ma non sono pubblicati. E' difficile imporre o proporre le idee, anche perché c'è molta richiesta di musica commerciale. Nel nord Europa è diverso, perché le opere dei giovani compositori vengono pubblicate.
E' una cultura diversa....
Sì, c'è
un'altra cultura.
La banda entra nella scuola, all'interno di un meccanismo scolastico, quindi i
ragazzi hanno bisogno di molto materiale. In Olanda, per esempio, il governo
aiuta i compositori che possono scrivere opere per ragazzi: i compositori che
si rivolgono alla prima categoria, quindi, oltre a essere pagati, vengono
valorizzati attraverso le case editrici, questo perché il fabbisogno di musica
per soddisfare le esigenze scolastiche è enorme.
In Italia tutto questo non c'è.
In Italia i complessi formati da giovani suonano composizioni che vengono
proposte da cataloghi che contengono musiche che vanno molto di moda.
Entrare a far parte dell'orchestra del conservatorio per un ragazzo è un bel traguardo nella carriera scolastica; trovarsi nella banda del conservatorio e non nell'orchestra dei conservatorio, non potrebbe essere considerato un ripiego?
No.
Forse questa situazione avrebbe potuto verificarsi in passato, oggi la
situazione sta un po' cambiando perché ci sono molti insegnanti che dirigono
bande e portano gli allievi a suonare nelle loro formazioni.
Il ragazzo in questo modo capisce che, considerando che avere uno sbocco
professionale in orchestra e nell'insegnamento è difficile, può lavorare
nell'ambito bandistico: come esecutore, come insegnante, come trascrittore,
come arrangiatore.
Nella mia classe di strumentazione per banda ho allievi che trascrivono per la
loro banda.
Noto con piacere che all'interno dei conservatori c'è un rilancio
dell'immagine della banda.
Finché si studia in conservatorio questa idea è valida, ma si presuppone che una volta diplomato, un giovane voglia anche avere di che vivere con il suo strumento. In questo caso, vista la situazione, in Italia cominciano i problemi.
Ci sono le bande militari, anche se non possono certamente assorbire i numerosissimi diplomati. molti diplomati, a Milano ad esempio, vanno nella vicina Svizzera dove le bande professionali sono pagate a cachet. Indubbiamente questo modo di lavorare è più proficuo che aspettare una eventuale audizione per l'orchestra o concorsi per l'insegnamento. Come conseguenza, poi, si sviluppa anche la qualità bandistica: da un po' di tempo infatti il livello delle bande si è notevolmente innalzato proprio per la presenza all'interno della banda di musicisti provenienti dal conservatorio. Diciamo che tutti gli eventi sono consequenziali. Penso nella fattispecie al Trentino e alle sue bande.
Parliamo delle bande ministeriali: potrebbero rappresentare degnamente sia il gusto e la cultura musicale nazionale che lo spirito innovatore che serpeggia nel mondo bandistico internazionale...
E' difficile cambiare una struttura militare; e ancor più difficile è far convivere spiriti tanto differenti come quello militare e quello musicale. Le nostre bande militari effettivamente hanno delle grosse potenzialità e questo è il motivo per cui dovrebbero tornare ad essere delle bande di riferimento per tutte le altre.
Cosa intende per punto di riferimento?
Quello che sono state negli anni Venti.
Tutte le bande si sono ispirate ai complessi statali, che sono stati un
modello da seguire. Ora c'è la possibilità di avere organici giovani che,
uniti a repertorio e abilità dei maestro, possono far tornare questi organismi
a essere fondamenta e riferimento per tutti gli altri complessi che
proliferano nel nostro Paese.
Inoltre all'interno della banda è possibile formare dei sottogruppi per fare
musica da camera con repertori tipici e originali; la musica da camera è una
grande opportunità per gli strumentisti.
In questo modo si creano strutture parallele alla banda e si viene a formare
un circuito notevole per la divulgazione di nuovi tipi repertori che
metterebbe gli esecutori nelle condizioni di studiare continuamente.
Questa nuova concezione bandistica, se non sbaglio, trova la sua culla in Belgio e in Olanda...
Sì, noi l'abbiamo ereditata venti-trenta anni fa; in oltralpe è dal primo
Novecento che esiste questo nuovo repertorio per bande.
Basta pensare che Holst, in Inghilterra, compose le prime due suite durante il
periodo della prima guerra mondiale.
Sono passati più di novanta anni e in Italia se ne è avuta la diffusione
solamente di recente.
In Italia siamo stati sempre vincolati dalle trascrizioni delle opere
lirico-sinfoniche.
Ho l'impressione, però, che ora finalmente si cominci a risalire la china;
complice il lavoro di giovani compositori interessati a scrivere per banda,
repertorio originale.
In America la situazione è diversa?
Mentre in Italia nelle scuole medie c'è l'educazione
fisica e l'educazione musicale, in America, abbinando le ,due discipline, è
nata la marching- band.
Queste band si formano all'interno della struttura
scolastica, sono formate dagli studenti più capaci che possono continuare a
coltivare questa passione anche alle superiori e all'università.
In Italia non c'è l'idea di una cultura musicale inserita
nella materia d'insegnamento e mi riferisco alla normale carriera scolastica.
In Olanda un ragazzo
che studia in banda può sostenere l'esame di teoria e solfeggio o di
compimento inferiore di strumento senza entrare necessariamente in
conservatorio. Anche nella vicina Francia un comune con più di 50.000 abitanti
può avere in pianta stabile una banda.
Ai vecchi tempi, in
Italia, il maestro della banda era un dipendente comunale per concorso.
Quali composizioni proporrebbe per un concerto?
Farei eseguire dei brani storici: Holst, che per me è un punto di partenza della musica originale per banda del Novecento, insieme alla trascrizione di un pezzo che ha avuto una certa storia anche in Italia. Un intero repertorio di musica originale rischierebbe di essere troppo pesante.
Quale trascrizione inserirebbe?
Per una trascrizione lirico-sinfonica prenderei un brano esclusivamente strumentale, quindi ouverture, preludio o sinfonia. Non farei assolutamente un pout-pourri di fantasie perché è fuori dalle nostre orecchie; i massmedia propongono sempre brani famosi di musica classica eseguiti da grandi orchestre, quindi sarebbe come se facessi il verso all'orchestra stessa. Proponendo dei preludi o delle sinfonie la scelta è più vasta e non penalizza la banda rispetto all'originale orchestrale. All'interno di un concerto, poi, inserirei qualcosa che alluda al jazz o brani musica da film, scegliendo opere che valorizzino la banda, come quelle di John Williams, che evidenze gli ottoni. Per concludere: brani "storici" di trascrizioni, di divertimento e di arrangiamento tipico moderno; un programma così articolato oltre ad offrire una panoramica storica dell'evoluzione della banda é propositivo di nuovi sviluppi.
Tutto il lavoro svolto da Vessella sembra passare inosservato. Cosa ne pensa?
Devo riconoscere a Vessella un grosso merito; quello di aver organizzato la
banda; piccola, media o grande.
Organizzando la banda con un numero di strumenti debitamente proporzionati ha
creato l'identità della banda italiana.
Io insegno strumentazione per banda e all'inizio adopero dal punto di vista
storico il suo trattato. Vessella, però, in banda voleva tutte le famiglie
complete e la conseguenza è che venivano fuori dei grossi pastoni, perché con
tutte le famiglie strumentali al completo ci sono molti raddoppi e si rischia
di appesantire quello che si sta suonando. Sicuramente la produzione dei suono
sarà massiccia, ma a lungo andare può anche stancare.
Inoltre è impensabile voler imitare le orchestre, è assurdo! Immaginiamo i
pizzicati che in orchestra vengono eseguiti dai violoncelli o dai contrabbassi
suonati in banda dai clarinetti contrabbassi, ad ancia, dal sassofono o dal
basso tuba.
Lei compone e insegna: crede che queste due attività possano essere utili a suoi allievi che usufruiranno sempre di nuove notizie?
Penso sia produttivo che in Italia i direttori di bande professionalmente più avanzate vadano a fare degli stage e dei laboratori presso bande meno importanti in modo da alimentare la loro crescita; ma questo non avviene sempre.
Visto che ha modo di dirigere diverse bande di diversi livelli di preparazione, che problemi comuni riscontra?
Il primo, che è il problema di tutte le bande, è l'intonazione, che cerco di risolvere attraverso degli esercizi che io stesso ho scritto, da fare prima della prova, per scaldare lo strumento. Attraverso lo studio dei corali si ha la ricerca di un buon equilibrio dei suoni; e nei corali ci esercitiamo anche nelle gamme dinamiche riuscendo a suonare pianissimo e fortissimo. E facendo sempre attenzione all'intonazione.
Come inizia la concertazione di un pezzo nuovo?
Innanzitutto devo conoscere bene la banda, poi pianifico le prove. Generalmente leggo due brani e ne approfondisco altri dal punto di vista dell'articolazione, dell'intonazione analizzando i passaggi difficili da studiare, lentamente o a sezione; il tutto senza annoiare troppo i miei esecutori.
Cerca anche un contatto umano con i suoi esecutori?
Sì, lo ritengo fondamentale. La bacchetta, secondo me, non serve per farsi ubbidire. Se si assume un atteggiamento distaccato dalla banda si otterranno solo fratture; quando invece c'è dialogo, le idee musicali si manifestano e si recepiscono più facilmente.
Come fa, una volta sviscerato tecnicamente il brano, a passare alla frase musicale e a far appassionare alla musica i suoi esecutori?
Agisco sull'immaginazione: propongo delle immagini agli esecutori; l'espressività è una conseguenza. Il mio ruolo è paragonabile a quello di un regista.
Lei fa spesso parte delle commissioni di concorsi per giovani compositori. Cosa deve avere un pezzo per funzionare?
Il linguaggio, inteso come novità.
Spesso nelle composizioni contemporanee si vuole fare troppo e il risultato non è sempre ottimale.
Delle volte, effettivamente, si esaspera una scrittura che non va dritta al risultato musicale. Al concorso di Corciano - che è diviso in tre fasce - cercherò di premiare composizioni che abbiano il linguaggio della novità, accessibile alle bande; questo per quanto riguarda le composizioni di terza e seconda categoria. Chiaramente nella prima categoria sarà difficile vedere se c'è questo tipo di novità perché la scrittura è più esasperata.
Le piace la musica sinfonica? Quali sono i suoi autori preferiti?
Dipende dai momenti. Quando devo lavorare preferisco Rossini e Vivaldi, quando mi devo concentrare il mio preferito è indubbiamente Mozart.
Ha mai scritto nulla per orchestra?
No.
Pensa di farlo?
No, perché non è il mio stile. Ho scritto di didattica, un argomento che a me personalmente alletta moltissimo.
Alfred Reed, Philipp Spark, John Williams, sono compositori di musica per strumenti a fiato che nei loro brani dimostrano una grande conoscenza della strumentazione. Senza copiare l'orchestra sinfonica, l'orchestra di fiati acquista forma propria e propria identità valorizzando tutti gli strumenti impiegati.
E' vero. Citerò un brano di Alfred Reed che si chiama i richiami di
primavera e racconta di quando gli animali si ridestano: c'è il tema che
descrive l'ambiente, il tema dell'innamoramento (con il flicorno baritono) e
il grande finale, l'apoteosi, dove il tema dell'innamoramento si sposa con la
natura. L'allegro e l'andante cantabile vanno a interagire dando corpo a un
risultato emozionante e coinvolgente. Effettivamente ascoltando certe
composizioni ci si dimentica delle volte di avere a che fare con una banda,
tanto gli equilibri e i colori sono delicati, leggeri.
Ci si potrebbe domandare dov'è il trucco.
In questi brani ho notato che le percussioni vengono impiegate non più come riempitivi o come semplici accompagnamenti, ma hanno vita a sé.
Ho ascoltato una composizione in cui la marimba era insieme al basso tuba e
l'effetto acustico era tanto particolare quanto piacevole.
Ci sono certi strumenti che con questo genere di repertorio vengono
rivalutati, perché non sono presenti in orchestra (escludendo Ravel).
Con questi organici impiegati con un reperto rio adeguato si vengono a creare
colori che l'orchestra non potrà mai ottenere. Mi preme sottolineare la
qualità dei colore. Schonberg ha impiegato questo colore con le variazioni per
banda successivamente trascritte per orchestra, che secondo me non sono
altrettanto belle.
Vorrei lanciare una sfida.
Trascrivere un brano di Reed per orchestra e confrontarlo: sicuramente chi
sarà chiamato a giudicare sentenzierà che è meglio che il pezzo viva per la
banda.
* Tratto da www.bandeinrete.net *