IL CLARINETTO


L’origine del clarinetto si deve a Christoph Denner che ne costruì un primo esemplare verso il 1700. Il clarinetto fu così chiamato per l’affinità timbrica dei suoi suoni più acuti con quelli della tromba barocca, detta “clarino”. Questo primo imperfetto strumento subì importanti modificazioni per opera di Bertoldo Fritz, Giuseppe Beer e G. S. Lefèvre, finché Ivan Muller, nel 1812, sintetizzando i tentativi isolati dei suoi predecessori, immaginò un nuovo sistema di Clarinetto a 13 chiavi avente intonazione e sonorità sufficienti, e posizioni relativamente facili. Verso il 1843 la Casa Buffet applicò il sistema degli anelli già utilizzati per il Flauto dal Bohm e da allora il clarinetto, che è stato oggetto di altri e utili perfezionamenti per opera di fabbricanti e strumentisti, è diventato uno fra i più usati e apprezzati strumenti a fiato. Il Clarinetto è costruito in ebano, granatiglia, bossolo o metallo; ma è generalmente preferito in ebano per i sicuri e provati vantaggi che offre specialmente per la chiarezza e la rotondità del suono. E’ composto di cinque pezzi denominati: bocchino, barilotto, pezzo superiore, pezzo inferiore, campana (o padiglione). Il Clarinetto emette il suono per mezzo di un’ancia, piccola linguetta di canna, fissata sul bocchino attraverso una legatura, in genere di metallo. La bontà dello strumento è di capitale importanza ed influisce grandemente sull’esecuzione; lo stesso dicasi del bocchino e dell’ancia: se paragoniamo lo strumento al corpo umano, il bocchino va paragonato al cervello e l’ancia al cuore. Il bocchino deve avere piano perfetto e giusta apertura, da permettere di suonare con facilità sia nel piano che nel forte, sia nei suoni gravi come in quelli acuti. L’ancia non deve essere né troppo dura né troppo debole; nel primo caso dà suono crudo e opaco, nel secondo lo dà fiacco e stridente. L’ancia è buona quando, trovandosi in giusto rapporto col piano del bocchino, permette di emettere un buon suono su tutta l’estensione del clarinetto sia nel piano come nel forte, prestandosi tanto al legato quanto allo staccato e alle diverse gradazioni di colorito. Il clarinetto fu introdotto in orchestra dalla scuola di Mannheim, come strumento omogeneo al gruppo dei legni e fu presto largamente impiegato per la sua capacità di amalgamarsi con altri strumenti; ma anche da solo fu sovente utilizzato in orchestra, specie dal romanticismo in poi, per le sue proprietà coloristiche. Ha infatti un timbro assai ricco e mutevole, che cambia a seconda dell’ altezza dei suoni che intona e in ogni modo produce una prevalente sonorità morbida e vellutata, assai adatta ad esprimere atmosfere raccolte e meditative. Nelle bande musicali, dove è ampiamente utilizzato, più clarinetti sostituiscono in pratica il suono dei violini. Possiede inoltre due “fratelli”: il clarinetto piccolo (clarinetto in Mib), dal timbro più acuto, ed il clarinetto basso dal timbro più grave. Quest’ ultimo è caratterizzato da una forma a serpentina, per il padiglione metallico rivolto all’insù e per il tratto che reca il bocchino ripiegato verso il basso.