TRASCRIZIONI PER BANDA
- "66 Festive & Famous Chorales for Band" (arr. Frank Erickson);
- "'A Mantia" di Michele Sconza Testa (mus. Cipriano Martire);
- “Aida (Fantasia dell'Opera)" di Giuseppe Verdi (trascr. Angelo De Paola);
- "Andante et Allegro" di J. Guy Ropartz (trascr. Stefano Calderone);
- "Ave Maria"
di Charles Gounod (arr.
A. De Paola);
- “Cieli Stillate” (Corale Antico) Anonimo;
- "Carmen (Fantasia)" di G. Bizet (arr. Angelo De Paola);
- “Casta Diva” di Vincenzo Bellini (arr. Angelo De Paola);
- "Concierto de Aranjuez (Adagio)" di Joaquìn Rodrigo (arr. Angelo De Paola);
- "Coro di schiavi Ebrei - Sulle sponde dell'Eufrate" di G. Verdi (arr. A De Paola);
- "Il Pastore Svizzero (fantasia per flauto solista e banda)" di Pietro Morlacchi (arr. M. Netti);
- "Intermezzo Sinfonico della Cavalleria Rusticana" di Pietro Mascagni (arr. Angelo De Paola);
- "Italia Libera" di Michele Novaro (trascr. Antonella Bona);
- "La Bandiera Italiana" di Michele Novaro (trascr. Fulvio Creux);
- "Là ci darem
la mano" (Duettino from "Don
Giovanni") di W. A. Mozart (arr. A. Bona);
- "La Forza del
Destino" (Sinfonia
dall'opera) di Giuseppe Verdi
(arr. A. De Paola);
- "La Gazza Ladra (ouverture)" di G. Rossini (arr. A. De Paola);
- "La Spigolatrice di Sapri" di Michele Novaro (trascr. Fuvlio Creux);
- "La Traviata (Preludio Atto I)" di G. Verdi (arr. A. De Paola);
- “Le Sette Parole dell’Agonia di N. S. G. C.” di L. M. Falduti (arr. Angelo De Paola);
- "Light Cavalry (Cavalleria Leggera) di Franz Von Suppé (trascr. Wil Van Der Beek);
- “Madama Butterfly (Un Bel Dì Vedremo)" di G. Puccini (arr. Angelo De Paola);
- “Nabucco” di G. Verdi (arr. Angelo De Paola);
- “Nessun Dorma” di G. Puccini (arr. Angelo De Paola);
- "Non più
andrai farfallone amoroso" (from
"Le Nozze di Figaro") di W. A. Mozart (arr. A. Bona);
- "O mio babbino caro" di G. Puccini (arr. Sandj Smith);
- "Oblivion" di Astor Piazzolla (arr. Angelo De Paola);
- "Panis
Angelicus" di Cesar Franck
(arr. A. De Paola);
- "Pirates of the Caribbean: At World's End" di Hans Zimmer (arr. Jay Bocook);
- "Roma e Venezia (Gran Polka Nazionale)" di Michele Novaro (trascr. Antonella Bona);
- "Salve Maria" di Saverio Mercadante
(arr. A. De Paola);
- "Sinfonia della Norma" di Vincenzo Bellini (arr. Angelo De Paola);
- "Star Wars Saga"
di John Williams
(arr. Johan De Meij);
- "The Godfather Saga (Il Padrino)" di Nino Rota/Carmine Coppola (arr. Marcel Peeters);
- “The Phantom of the Opera (selection)” di Andrei Lloyd Webber (arr. by Warren Barker);
- "Variazioni in do per clarinetto e piccola orchestra" di Gioacchino Rossini (arr. Giuseppe Gloria);
- "Vesti la giubba" (da "Pagliacci") di Ruggero Leoncavallo (arr. A. De Paola).
“Aida (Fantasia dell' Opera)" di Giuseppe Verdi (trascr. Angelo De Paola)
“Ave Maria" di Charles Gounod (arr. A. De Paola)
“Concierto de Aranjuez (Adagio)" di Joaquin Rodrigo (arr. Angelo De Paola)
Il Concierto de Aranjuez è probabilmente l'opera più nota di Joaquín Rodrigo, uno dei compositori spagnoli più famosi del dopoguerra. Scritto all'inizio del 1939 a Parigi, in un'atmosfera tesa per le ultime vicissitudini della guerra civile spagnola e per l'imminente seconda guerra mondiale, costituisce la prima opera scritta da Rodrigo per chitarra e orchestra. La strumentazione è unica, dal momento che è raro trovare una chitarra solista che si confronta con il suono prodotto da un'intera orchestra. Ciò nonostante, la chitarra non viene mai coperta, pur rimanendo l'unico strumento solista per l'intera esecuzione. Il concerto è suddiviso in tre movimenti, Allegro con spirito, Adagio e Allegro gentile. L’Adagio è divenuto ormai uno dei più celebri al mondo.“Coro di schiavi Ebrei - Sulle sponde dell'Eufrate " di G. Verdi (arr. A De Paola)
"Va,
pensiero" è uno dei cori più noti della storia dell'opera,
collocato
nella parte terza del Nabucco di Giuseppe Verdi, dove viene cantato
dagli Ebrei prigionieri in Babilonia.
Il Nabucco
è spesso letta come l’opera più risorgimentale di Verdi,
poiché gli spettatori italiani dell’epoca riconoscevano la loro
condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio
babilonese e così questo coro di ebrei fu interpretato proprio come una
metafora della condizione degli italiani soggetti al dominio austriaco.
Il coro, definito da Rossini come «una grande aria cantata da soprani,
contralti, tenori, bassi», che nella breve introduzione orchestrale ha
sonorità sommesse e misteriose, alternate ad un improvvisa violenza e
maestosità per finire con le ultime battute in pianissimo, sembra
proprio voler evocare quei luoghi cari e lontani di cui parlano i
versi.
Nabucco
è la terza opera di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il
successo. Fu composta su libretto di Temistocle Solera e fece il suo
debutto il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano. Pochi forse
sanno che, in origine, il nome dato da Giuseppe Verdi alla sua opera
fosse "Nabucodonosor" ma, data la lunghezza dello stesso sulla
locandina, venne diviso in due righe e cioè "Nabuco" e, a capo,
"Donosor" ma la gente faceva caso solo alla prima riga. Da qui la
diffusione e la modifica del nome dell'opera in "Nabucco".
“Il Pastore Svizzero (fantasia per flauto solista e banda)" di Pietro Morlacchi (arr. M. Netti)
Il Pastore svizzero di Pietro Morlacchi unisce il belcanto del melodramma italiano al virtuosismo brillante, esplosivo, festoso e spensierato. Insomma un brano accattivante affidato alla dolcezza del flauto traverso.“Là ci darem la mano" (Duettino from "Don Giovanni") di W. A. Mozart (arr. A. Bona)
In “Là
ci darem la mano” Don Giovanni
irrompe in una festa paesana mentre due giovani del popolo, Zerlina e Masetto, stanno per sposarsi;
allontana Masetto con la
prepotenza ed invita Zerlina
a seguirlo in un casottino lì vicino, abbagliandola con la prospettiva
di una vita da signora e non più da contadina. Zerlina esita, poi cede.
L’atteggiamento di Zerlina
(esitazione dapprima, poi cedimento) determina la struttura musicale
del brano, che è diviso in tre parti:
• La prima battuta dell’uno e poi dell’altra, quattro righe ciascuno,
nelle quali i due espongono le proprie intenzioni o desideri;
• La parte centrale, fatta di due battute ciascuno, alternate, ogni
battuta una riga soltanto. Questa è la scelta di Mozart-DaPonte per
rendere l’incalzare della tentazione.
• Il duetto finale (“Andiam, andiam”) cantato insieme – ad esprimere il
cedimento finale di Zerlina e la raggiunta unione d’intenti.
Il Don Giovanni (titolo originale: Il dissoluto punito ossia il Don
Giovanni, K 527) è un'opera lirica in due atti di Wolfgang Amadeus
Mozart. È la seconda delle tre opere italiane che il compositore
salisburghese scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte (che era al
servizio dell'imperatore d'Austria), il quale attinse a numerose fonti
letterarie dell'epoca. Essa precede Così fan tutte (K 588) e segue Le
nozze di Figaro (K 492), e venne composta tra il marzo e l'ottobre del
1787, quando Mozart aveva 31 anni. Il Don Giovanni è considerato uno
dei massimi capolavori di Mozart, della storia della musica e della
cultura occidentale in generale. In esso vi è il riflesso di tutto il
genio mozartiano e di un Settecento musicale giunto ormai all'apice del
suo fulgore e alle porte dell'ormai prossimo Romanticismo.
“La Forza del Destino" (Sinfonia dall'opera) di Giuseppe Verdi (arr. A. De Paola)
"La Gazza Ladra (ouverture)" di G. Rossini (arr. A. De Paola)
"La Gazza Ladra" è un'opera lirica di Gioacchino Rossini su libretto di Giovanni Gherardini. La prima rappresentazione ebbe luogo il 31 maggio 1817 al Teatro alla Scala di Milano. L'opera, un tempo famosissima, viene oggi rappresentata raramente, mentre è rimasta nel repertorio sinfonico questa magnifica sinfonia dell'opera caratterizzata da un ritmo danzante, da una vitalità dovuta ai rilanci sempre più caricati nel crescendo e dalla ripetitività tematica, tutte caratteristiche tipiche rossiniane. L’ouverture (in italiano apertura) è quindi un brano musicale che introduce un'opera lirica o una qualunque composizione musicale (cantata, oratorio, balletto). Fra le composizioni che vengono premesse alle opere, si possono ricordare, oltre alla ouverture, il breve preludio e appunto la sinfonia all'italiana, che pur avendo la stessa funzione di fare da introduzione, hanno forme diverse.
"La Traviata (Preludio Atto I)" di G. Verdi (arr. A. De Paola);
"La traviata" è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio) La signora delle camelie; viene considerata l'opera più significativa e romantica di Verdi e fa parte della "trilogia popolare" assieme a Il trovatore e a Rigoletto. La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 ma, a causa soprattutto d’interpreti non all’altezza e della scabrosità dell'argomento, si rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno successivo con l’interpretazione di un cast più valido e retrodatando l'azione di due secoli, riscosse finalmente il meritato successo. Dopo questo profondo e toccante preludio, il sipario si apre mostrando un elegante salone della casa parigina di Violetta Valery, dove lei, donna di mondo, attende gli invitati. In musica, un preludio (dal latino praeludium) è generalmente un brano piuttosto breve, di solito senza una forma codificata, collocato all'inizio dell'esecuzione di una composizione o di una sua parte. Esso si differenzia dalla ouverture e dalla sinfonia, per forma e durata. Un preludio strumentale era originariamente un breve brano suonato in maniera estemporanea, prima dell'esecuzione del pezzo vero e proprio. Si sviluppò probabilmente dalla naturale tendenza di ciascun musicista di scaldare il proprio strumento suonando alcune note prima di iniziare. In molti casi è eseguito a sipario chiuso, più raramente a sipario aperto, eventualmente abbinato ad un'azione scenica. Nella Traviata sono presenti due preludi: questo iniziale dell’Atto I e quello del terzo atto
“Le Sette Parole dell’ Agonia di N. S. G. C.” di L. M. Falduti (arr. Angelo De Paola)
Tra
i momenti liturgici
(o paraliturgici) che appartengono ormai a un sentire religioso del
passato e, quindi, alla memoria di impalpabili emozioni fortemente
vissuti, vi sono le Sette Parole, pronunziate da
Gesù nelle tre ore di agonia sulla croce. Nello svolgimento dei riti
del Venerdì Santo – proprio da mezzogiorno fino alle 15, l’ora nona
giudaica – il momento dell’agonia assumeva connotazioni di grande
partecipazione e coinvolgimento dei fedeli, prima della commovente
Adorazione della Croce, che quei riti concludeva e che oggi invece
esaurisce la cosiddetta liturgia dell’hora nona. La
riforma liturgica del concilio Vaticano II, nell’intento di snellire i
tempi della ritualità in Parasceve, in realtà ha eliminato con le Sette
Parole proprio quanto in ambito latino, controriformista e
mediterraneo poteva essere considerato il corrispettivo della Passione
oratoriale nell’ambito della riforma luterana. Entrambe le strutture
seguono il tracciato ternario della Liturgia della Parola (tratta dal
vangelo di Giovanni e dai Sinottici), il commento dottrinario (affidato
al predicatore quaresimalista, corrispondente all’aria solistica
dell’oratorio tedesco e, più specificatamente, bachiano) e la preghiera
comunitaria (inni devozionali o corali veri e propri). Le
Sette Parole di N. S. G. C. sulla Croce su testo di Pietro
Metastasio furono poste in musica per «due Tenori,
due Bassi e Coro con accompagnamento d’Organo» dal Canonico Lorenzo
Maria Falduti. La musica del Falduti risente del clima ottocentesco in
cui è stata composta, dunque dell'influenza operistica evidente negli
spunti verdiani. Questa fu la motivazione che spinse ad abbandonare
l'uso delle "Sette Parole" dalla Liturgia, la quale vedeva più consone,
nell'uso liturgico, melodie tradizionali. La strumentazione e
l’orchestrazione per banda di "Le Sette Parole dell'Agonia di
N.S.G.C.", su commissione del dr. Nazareno Scerra, è stata curata dal
Maestro Angelo De Paola utilizzando un manoscritto a firma del copista
Giovanni Licastro datato Delianuova (RC) 15 marzo 1931 e rappresenta il
primo esempio di oratorio sacro per fiati e coro presentato al pubblico
per la prima volta in assoluto dall'Orchestra di Fiati Mediterranea
Città di Amantea il 10 Aprile 2006 a Polistena (RC) e successivamente
in tour per la Calabria.
“Largo al factotum" (Cavatina Atto Primo dal “Barbiere di Siviglia”) di G. Rossini (arr. M. Tamanini)
Largo al factotum è la cavatina di
Figaro (baritono) nella seconda scena del primo atto del Barbiere di Siviglia di Gioacchino
Rossini.
Egli si presenta come il tuttofare della città, oltre che come barbiere
(infatti factotum viene dal latino, che letteralmente significa "colui
che fa qualunque cosa"), vantando la propria popolarità. Figaro afferma
ciò perché a quel tempo i barbieri non si limitavano a tagliare barbe e
capelli, ma esercitavano più mestieri, tra i quali alcune forme di
medicina.
Costituisce un pezzo di bravura per i baritoni, la cui tecnica è messa
alla prova dai numerosi scioglilingua, tipici dell'opera buffa, ed è
inoltre uno dei pezzi più celebri del repertorio operistico classico.
La strumentazione per banda della Cavatina del primo atto “Largo al
Factotum” di Gioacchino Rossini è stata fatta in assoluta aderenza alla
partitura originale per orchestra, nell’intento di rendere il suono del
Complesso di accompagnamento al solista leggero e rispettoso della
vocalità del cantante, così come risulta dalla Partitura orchestrale.
Nella versione per organico di symphonic band è previsto, in
alternativa all’esecuzione di Figaro, l’uso dell’euphonium che sia come
estensione che come fraseggio e timbro sonoro ben si presta a
sostituire la voce prevista dalla partitura originale.
“Light Cavalry (Cavalleria Leggera)” di Franz Von Suppé (trascr. Wil Van Der Beek)
L’ouverture di Die Leichte Kavallerie (Cavalleria leggera, 1866), una delle trenta operette pressoché dimenticate di Franz von Suppé, che con le sue agili galoppate e la sua sorridente marzialità costituisce una delle prime creazioni in uno stile prettamente viennese, ricco di “Passione, nostalgia, sensualità, penetrante, calda voglia di lagrime, desiderio di oblio e di vita” come meglio lo definii Johann Strauss (figlio).
"Madama Butterfly (Un Bel Dì Vedremo)” di G. Puccini (arr. Angelo De Paola)
È una fantasia della celebre, nonostante l’insuccesso della prima rappresentazione, opera pucciniana. La musica di questa fantasia riflette tutto il dramma che da li a poco porterà la bella Cio-Cio-San a farsi harakiri. In pratica una delle più coinvolgenti arie d' opera del nostro melodramma.
"Nabucco" di G. Verdi (arr.Angelo De Paola)
La Sinfonia dall’Opera “Nabucco”, scritta pochi giorni avanti la prima rappresentazione dell’opera portata in scena per la prima volta a Milano nel Marzo del 1842, Nabucco è una delle opere di Verdi più conosciute. Questa Sinfonia è costruita come una sorta di pot-pourri dei temi principali dell’opera, anche se l’idea principale è quella della ferma opposizione degli Ebrei alla tirannia del despota Nabucodonosor. Come in altre opere verdiane anche in questo dramma lirico vengono inneggiati i valori patriottici cui il musicista era particolarmente legato. Nabucco, re di Babilonia, pagherà il prezzo della sua sete di potere, mentre gli schiavi ebrei, sulle sponde dell’Eufrate, piangono la bella e perduta Israele.
“Nessun Dorma”di G. Puccini (arr. Angelo De Paola)
La più celebre aria tenorile della Turandot di G. Puccini, di grande impatto e slancio. La principessa è intenzionata a scagliare contro il principe ignoto la propria ira; vuole conoscere il nome dello straniero e ha ordinato che "nessun dorma in Pechino" e tutti devono impegnarsi per scoprire quel nome.
“Non più andrai farfallone amoroso” (From "Le Nozze di Figaro") di W. A. Mozart (arr. A. Bona)
Il primo atto delle "Nozze di Figaro" si conclude con quella che è senza dubbio l'aria più celebre di tutta l'opera, nonché uno dei brani più noti e orecchiabili dell'intero repertorio mozartiano. Il Conte ha appena deciso che Cherubino dovrà arruolarsi nel suo reggimento, a Siviglia, e Figaro preannuncia al malcapitato paggio la vita spartana che lo attende sotto le armi. Tornando al "Non più andrai", la struttura musicale è in forma di rondò: il brano esordisce con un tema allegro e melodico (con l'orchestra che accompagna in maniera deliziosa la voce del cantante), che verrà ripetuto per tre volte in alternanza con altri temi via via più energici e tonitruanti, per terminare in una marcia trascinante e parodistica, sulla quale i personaggi escono di scena. Il brano serve a Figaro per prendersi gioco di Cherubino, ricordandogli come dalla sua nuova vita militare saranno esclusi vezzi, galanterie e donne, ma anche e soprattutto del Conte e delle istituzioni che egli rappresenta. In un certo senso, infatti, è proprio al suo padrone che Figaro sta rivolgendo le sue parole: è lui il "farfallone amoroso" che dovrebbe smettere di insidiare le donne altrui!
"O mio babbino caro" di G. Puccini (arr. Sandj Smith per eufonio solista e banda)
"Panis Angelicus" di Cesar Franck (arr. A. De Paola)
"Oblivion" di Astor Piazzolla (arr. Angelo De Paola)
"Pirates of the Caribbean: At World's End" di Hans Zimmer (arr. Jay Bocook)
"Sinfonia della Norma" di V. Bellini (arr. Angelo De Paola)
"Star Wars Saga" di John Williams (arr. Johan De Meij)
“The Godfather Saga (Il Padrino)” di Nino Rota/Carmine Coppola (arr. Marcel Peeters)
“The Phantom of the Opera (selection)” di Andrei Lloyd Webber (arr. Warren Barker)
È una selezione del famoso e fortunato musical di Looyd Webber autore fra l’altro di Catz e Jesus Christ Superstar. L’arrangiamento è di Warren Barker.
“Vesti la giubba” (da "Pagliacci") di Ruggero Leoncavallo (arr. A. De Paola)
Vesti la giubba, conosciuta soprattutto come Ridi, pagliaccio! o "Recitar", è un'aria dell'opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo che si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo (CS), in Calabria, quando il compositore era bambino, e in seguito al quale il padre, che era magistrato, istruì il processo che portò alla condanna dell'uxoricida. Viene intonata alla fine del primo atto da Canio, che si prepara per la commedia nel ruolo di Pagliaccio, nonostante abbia scoperto, avvisato da Tonio, il tradimento della moglie Nedda. Quest'aria rappresenta il concetto di "clown tragico", che apparentemente non presenta nessun turbamento, ma che al di fuori del suo ruolo è continuamente frustrato. Sicuramente, uno dei motivi del successo popolare dell'opera risiede anche nella prima registrazione discografica del 1904 con Enrico Caruso quale protagonista; il disco è ricordato come una pietra miliare dell'allora nascente industria discografica, essendo stato il primo ad aver superato il milione di copie vendute.